Friday, September 29, 2006

PAURA?

La poesia dello Iacoponi mi ha costretto ad una riflessione su cosa sia veramente la paura.

E’ giusto considerarla, come spiega il poeta nei suoi versi, un limite alla conoscenza del nostro essere?

Io non credo; infatti analizzando i momenti in cui si percepisce, le sue principali fonti, come alcuni riescono a superarlo rispetto ad altri, ci si rende conto che la paura è un sentimento indispensabile alla sopravvivenza poiché ti costringe ad un istante, più o meno lungo, per pensare prima di agire.

La natura umana credo che abbia tre paure fondamentali:

_Paura del dolore

_Paura di entità superiori capaci di influire sull’esistenza dell’essere umano

_Paura della morte

Paura del dolore

Con paura del dolore intendo considerare quella percezione che impedisce di effettuare comportamenti i quali si crede possano portare ad un male corporale o ad un sentimento di infelicità.

Questo tipo di percezione può a mio parere essere considerata di tipo istintivo anche perché comune in parte agli animali.

Tornando al quesito iniziale credo che questa accezione del sentimento in questione non è assolutamente da considerarsi un freno alla conoscenza del proprio essere ma piuttosto un indispensabile sensore del pericolo che ti permette inoltre di ragionare più accuratamente su le azioni o comportamenti che ci si appresta a svolgere.

Voi vi chiederete a questo punto che cosa determina la differenza tra il coraggio e la viltà o addirittura tra questa ultima e la temerarietà.

A mio parere la differenza non è assolutamente legata alla paura ma dipende completamente dalla capacità, più o meno sviluppata, di usare la ragione cioè dal modo in cui l’uomo riesce a valutare le differenti situazioni.

Paura di entità superiori capaci di influire sull’esistenza dell’essere umano

Può essere semplificata nella paura di Dio o per altre culture degli dei.

Questo tipo di sensazione credo che nella nostra cultura sia sempre meno presente con il passare dei secoli, infatti si è imposta come sentimento dominante durante tutto il medioevo ed è andata molto lentamente affievolendosi dall’umanesimo in poi, ma ancora può essere considerata anche se in maniera molto diversa rispetto ai secoli passati una delle paure fondamentali dell’essere umano.

Non esiste quasi più la paura di punizione come conseguenza di malefatte e di questo ci si rende conto quotidianamente; è presente in maniera molto differente rispetto al suo significato originale la credenza nella predestinazione che oggi diventata più una giustificazione agli errori fatti piuttosto che motivo di rassegnazione.Inoltre credo non ci sia più, se mai ci fosse stata, una concezione “calvinista” della fede in Dio.

Oggi ogni uomo ha un’ idea molto singolare di fede e cerca attraverso piccoli gesti, non molto impegnativi, di assicurarsi la pace con se stesso piuttosto che con Dio.

Comunque resta presente nella coscienza quel incertezza per il futuro più lontano che porta ad un sentimento di paura.

Paura della morte

La paura della morte è forse la più antica e la causa di tutte le altre.

Ma questa si può considerare come l’insieme delle paure fondamentali, cioè l’unione tra la paura del dolore e la paura di Dio.

E’ il sentimento che porta gli anziani a diventare “nu’ puoc’ mariul’” per cercare di accaparrarsi un posto di prima classe o magari, tra i più pessimisti, per sfuggire disperatamente all’eterno dolore.

Comunque credo che sia più giusto considerarla un sentimento che ti permette di riflettere e ragionare su come è giusto trascorrere la propria esistenza.

Dopo questa digressione vorrei tornare alla poesia iniziale dicendo che la paura è un sentimento il quale appartiene ad ogni individuo della specie umana e non solo, essa si rifiuta quando si è troppo orgogliosi o forse stupidamente orgogliosi ma come dice Iacoponi anche perché si ha paura della paura.

Ma la paura non si combatte, la paura serve per ragionare.

Se l’uomo non avesse paura non si soffermerebbe più di tanto a ragionare ma eliminando la paura non si elimina la ragione, poiché questo è l’unico mezzo che può abolire tale sentimento momentaneamente e in riferimento ad una specifica situazione;

L’uomo non diventerebbe un folle se non avesse paura poiché significherebbe che è riuscito a sospenderla attraverso la ragione la quale è la più grande diga della follia.

Folle si diventa quando ci si rifiuta di ragionare no quando non si ha più paura.

Coloro i quali non agiscono giustificandosi attribuendo la colpa del loro non-agire alla paura mentono, infatti loro non hanno agito poiché non hanno saputo riflettere su ciò che si apprestavano a fare.

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